lunedì 1 febbraio 2010

ACCAM, il revamping del "brusadanè"

di Giuseppe Marazzini
01.02.2010


Dopo quasi 60gg. è arrivata la risposta alla mia interrogazione sull'Accam.
Dalla risposta si evince che il comune di Legnano ha espresso parere favorevole al revamping (ristrutturazione), un parere, a mio giudizio, che andava espresso dopo una seria ed approfondita discussione nella sede appropriata, e cioè nella Commissione Attività Produttive, di cui il sindaco Vitali è l'assessore di riferimento.

Se non ci saranno ricadute immediate sul bilancio comunale è tutto da verificare, anche perchè la società Accam, per stare in piedi, ha urgenza di soldi. Tanto è vero che il vicepresidente dell'Accam, dottor Cremonesi di area PD, è preoccupato di una eventuale perdita dei cosidetti "Cip 6", contributi dello Stato attribuiti a chi produce energia elettrica bruciando rifiuti (intervista al Corriere dell'Alto Milanese, gennaio 2010). Si tratta di quasi 6 milioni di euro, ma quello che non dice il vicepresidente è da chi vengono pagati realmente questi contributi; lo dico io: vengono pagati dai cittadini sulle bollette elettriche.

Quindi, affermare che le tariffe di conferimento sono contenute proprio per tali contributi, è fuori luogo. Come è fuori luogo affermare che le emissioni sono al di sotto dei limiti normativi. Nel mese di febbraio 2009 la regione Lombardia ha tirato le orecchie a Accam per eccesso di emissione di ossidi di azoto.

La situazione, fra disaccordi e tentativi di "inciucio" fra le varie forze in campo, nonostante le sedute a porte chiuse, è sempre più confusa e disordinata..
Le banche, che della società Accam non si fidano, chiedono garanzie e vincoli supplementari ai comuni soci e pretendono l'obbligo di conferimento dei rifiuti all'Accam; quindi, c'è anche il rischio di trovarsi di fronte a clausole "capestro", che dovranno essere gestite nel corso di diversi anni.

Se non si cambia registro, abbandonando la strada dell'incenerimento per un modello alternativo di smaltimento dei rifiuti (tipo Vedelago in provincia di Treviso), si butteranno via un sacco di soldi dei cittadini in una impresa fallimentare.

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